
Se passare un mese alle Hawaii non ha bisogno di alcun commento, altrettanto immaginabile è il rientro nella grigia, freddolosa e piovosa London.
Scombussolato dal jet-lag e da quasi 2 giorni di viaggio, Giacomo, my italian team-mate, al rientro nella capitale inglese lo scorso sabato, avrà pensato di essere ancora addormentato, con il peggiore degli incubi che stava ancora disturbando il suo sonno intercontinentale. Niente più costumi, ma cappotti e papaline. Non più collane floreali ma sciarpe di lana. L'acqua azzurra e la sabbia fine erano stati spazzati via dal cemento e dalla metropolitana, mentre i mojto o i sex-on-the beach venivano rimpiazzati da fusti di birra. E delle americane in bikini nessuna traccia.... Purtroppo per lui, quello che si stava materializzando ai suoi occhi non era un incubo. That's reality.
Premesso tutto questo, è normale che alle 10 di domenica mattina mi sento quasi in colpa nel chiamarlo (e svegliarlo) per andare a giocare. Qualsiasi persona con un briciolo di buon senso non mi avrebbe risposto al telefono. E se qualcuno, per sbaglio, lo avesse fatto, mi avrebbe mandato a cagare all'istante tornando a letto. Invece no. "Fra un quarto d'ora? Ok!". Parole poche, ma buone. L'idea di rimanere al calduccio di casa, senza cercare troppe rogne, non ci passa per la testa minimamente.
Alle 11 i ragazzi sono già a Regent's Park. Jamie lo scozzese del gruppo sta palleggiando con Dani, brasiliano, che dopo tre anni di permanenza a London sembra essersi adattato perfettamente al clima britannico, tant'è che si presenta con calzoni corti e maglietta a mezze maniche, manco fossimo a Ipanema. Il campo è congelato ma il timido sole di tarda mattinata che batte proprio sulla nostra fetta di parco promette bene. Almeno non c'è troppo fango.
Arrivano anche i cileni. Stavolta sono facce nuove, mai viste. Arriva Cesar, il talentuoso colombiano che ci racconta di aver giocato contro Fredy Guarin nelle giovanili. Poi è il turno di Tom, ancora incazzato per la sconfitta dell'Arsenal, e Nico, contento invece per il successo del suo Monaco e del contemporaneo pareggio dei rivali del Nantes in Ligue 2.
Ancora scosso dal fuso orario e dalla scenario quasi apocalittico, Giacomo nasconde dentro la tuta del UPD Tuoro tutti i brividi derivati dal passaggio dai 35° di Kawela Bay ai 3° di North London. Ma l'inizio di gara è per lui positivo: da buon milanista emula subito il "faraone" El-Shaarawy, siglando una doppietta che ci porta sul 2-1. La partita scivola via poi equilibratamente: la nostra squadra è leggermente superiore ma quando andiamo in vantaggio di uno o più gol tendiamo a cullarci sugli allori e qualche regalo difensivo di troppo (mea culpa) permette agli altri di raggiungerci. Ancora una volta finiamo al golden-gol dove abbiamo la meglio. Ma queste partite non è importante vincerle. Quello che conta di più è giocarle.
@JuriGobbini
Esempio tipico di partita domenicale:
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