giovedì 16 agosto 2012

LA LIGA E' ALLE PORTE: Come il dominio di Real e Barca ha stroncato le aspettative delle altre squadre



I tempi migliori. I tempi peggiori.  La Spagna, campione d’Europa e del Mondo, è la nazionale più vincente nella storia del calcio, avendo trionfato in tre competizioni a fila, e il 4-0 con cui ha demolito l’Italia, è il più grosso margine mai riscontrato in una finale.
Allo stesso tempo, Barcellona e Real Madrid sono indiscutibilmente le due più forti squadre del continente e anche i favoriti per il prossimo Pallone d’Oro fanno parte delle loro rose. Come sempre. Dal 2005, solo in rarissime occasioni il vincitore del Pallone d’Oro non aveva fatto parte né di Real né del Barca. Comunque, alla fine, sia Kakà che Cristiano Ronaldo sono arrivati al Bernanbeu. Negli ultimi 2 anni, Real e Barcellona hanno vantato tutti e sei giocatori finiti sul podio, con Ronaldo che ha rotto il dominio assoluto del Barca. 
Ogni settimana che passava, Real e Barca, Ronaldo e Leo Messi, continuavano a infrangere record che sembravano appartenere ad un'altra era. Ronaldo batté il record di 38 goal che era resistito per 20 anni, mentre  la stagione immediatamente successiva, Messi fece di meglio, raggiungendo quota 50 gol. Se il Barcellona toccò quota 99 punti in campionato, due anni dopo, il Real Madrid arrivò a 100. Numeri ed imprese che da impossibili diventano improvvisamente facili.

In un duello dove ogni pareggio è considerato come una sconfitta, un motivo che spiega questi sorprendenti numeri è che  loro sono obbligati ad ammassare punti su punti, record su record. La pressione è così soffocante le due squadre si trascinano a vicenda, troppo consapevoli del fatto che ogni piccolo intoppo potrebbe essere decisivo. Un’altra ragione è che loro possono.

La Liga non è un campionato facile. Barcellona e Real entrambe hanno centrato la semifinale di Champions League negli ultimi due anni (il Barca vinse l’edizione 2010-11) e saranno le favorite per la finale anche quest’anno, naturalmente. Due squadre assolutamente fantastiche con altrettanti campioni, alcuni fra i migliori nella storia. Due squadre che vincerebbero sicuramente la Premier League.
Per tutti i criticoni che ogni volta, parlando di  Messi dicono:“Vorrei vederlo segnare anche in un campionato più difficile” la ovvia replica è “Perché non guardate la Champions League? E’ la miglior competizione continentale e lui ne è stato capocannoniere per 4 stagioni in fila”. Quando invece tirano fuori il nomeidi Ronaldo, basta richiamare all’attenzione i suoi 42 goal stagionali con la casacca del Manchester Utd.
La scorsa stagione l’Europa League fu contesa in finale da due squadre spagnole: Atletic Bilbao e Atletico Madrid. Atletico Madrid vinse il suo secondo titolo in tre anni dando alla Spagna la quinta vittoria nelle ultime nove stagioni. Se l’Europa League è il torneo che misura la qualità di un campionato, allora quello spagnolo è sicuramente fra i più difficili. Se La Liga è una corsa fra due cavalli, la quale è, non vuol dire che gli altri sono somari. Almeno non ancora.

Jose Mourinho aveva affermato che qualsiasi squadra nel mondo che avesse partecipato a La Liga sarebbe arrivata terza, dietro le due grandi. Mou ha avuto ragione. Per ora. Ma il punto non è solo battere gli altri club, ma nella loro distruzione, che poi porterà alla rovina del campionato, con la federazione stessa complice della proprio fine. 
Questa settimana, 13 squadre si sono unite, cercando di forzare la Liga de Futbol Profesional  di occuparsi del problema. Modifiche nel sistema di distribuzione dei ricavi dei diritti Tv e degli orari delle gare, questi i principali cambi richiesti. Nell’ immediato, i clubs volevano che la LFP prendesse le loro difese nella battaglia contro le compagnia televisiva. Si parlava persino di uno sciopero, che avrebbe minacciato l’inizio del campionato. 
Ma i loro tentativi sono andati falliti. La LFP è guidata dal presidente che portò alla crisi economica il Real Sociedad, lo stessa persona che si vanta di gestire i diritti Tv di 30 società fra le prima e seconda divisione ma con molti dubbi su i suoi reali interessi. Il presidente dell’Atletico Madrid Enrique Cerezo fece notare che la LFP dovrebbe difendere i diritti di tutti i clubs, ma questo non sembra interessare minimamente. “Il resto dell’Europa ci prende in giro” dichiarò Joan Collett CEO dell’Espanyol. La buona notizia è che il campionato alla fine inizierà come previsto.

E’ ben documentato che i contratti TV sono stipulati individualmente in Spagna. Real e Barcellona guadagnano tre volte più di Valencia e Atletico Madrid. Questa non è l’unica risorsa dei loro guadagni, ma è la più significante. €120m contro €42m stagionali potrebbe non sembrare una grossa differenza, ma anno dopo anno, il divario si ingigantisce.
Questo è un fatto sia economico che sociale: almeno due terzi del paese dichiara di essere tifoso del Real o del Barcellona, mentre il rimanente terzo ha nel Real o Barcellona la propria seconda squadra. Se milioni di persone  guardano le loro gare, allo stesso tempo – stando alle dichiarazioni private di un dirigente della federazione spagnola – un paio di stagioni fa, il numero di pay-per-view ottenutieper una gara che non vedeva coinvolto né Real nè Barca, fu solo 47. Si proprio 47. Questo è il mercato locale, mentre  quello internazionale è quasi interamente catturato dai due clubs.

C’è una differenza fra le solite due (o tre, massimo quattro) squadre che vincono il campionato e le due che  vincono virtualmente ogni gara. Non è normale che una vittoria con quattro-cinque reti di scarto sia più comune di una con uno o due  gol di divario, ma questo è quello che accade. La scorsa stagione il Valencia finì terzo, 39 punti dietro i campioni. Nei due campionati precedenti il distacco fu di 25 e 28 punti. Primo di loro, era toccato al Siviglia arrivare terzo, con un divario di 27 punti.
Questa è la realtà. Calcistica ed economica. Fatti che si perpetuano  anno dopo anno creando un vortice che spinge sempre più in alto le due big, e sempre più in basso le altre squadre. Jordi Alba è passato dal Valencia al Barcellona, Luka Modric con molta probabilità passerà dal Tottenham al Real. Nelle ultime tre stagioni, è riscontrato che La Liga ha preso i migliori giocatori della Premier League (Ronaldo, Fabregas), Serie A (Kakà, Ibrahimovic) e Bundesliga (Sahin). Ma questo dipende da quello che si vuole dire per La Liga, visto che Real e Barcellona da sole sono La Liga stesso. Questo è esattamente quello che fanno. E quello che loro fanno, anche le Tv e i media fanno. E così i fans.

La Spagna giocherà in Porto Rico mercoledì sera. Un’altra amichevole oltreoceano di cui nessuno importa nulla, programmata quattro giorni prima dell’inizio nella nuova stagione. L’unico dibattito è se i giocatori di Real e Barcellona giocheranno lo stesso numero di minuti. In pochi importa del resto.

Se le due big continuano a rinforzarsi, per le  altre mantenersi è il massimo dell’aspirazione. L’acquisto più caro del Valencia nel mercato estivo è costato €3.7m mentre quello del Sevilla €3.5m .La maggior parte delle altre non possono nemmeno permettersi queste cifre.
Quest’anno, Real e Barcellona, hanno investito  più denaro nei giocatori dei loro team B che metà delle altre squadre hanno fatto per la prima squadra.
Invece di arrivare, i giocatori fanno le valige. Persino nella Costa del Sol. L’unico team che in teoria avrebbe potuto sfidare le due big era il Malaga ma, dopo aver speso €60m nella scorsa stagione, lo sceicco Al-Thani ha chiuso il rubinetto. Santi Cazorla è andato via, così come Salomon Rondon. E ci potrebbero essere ulteriori cessioni.

La verità è che la gente vuole veder giocare i migliori calciatori e, in questo senso, il campionato spagnolo rimane il top nel mondo. Se vuoi vedere Messi e Ronaldo, devi guardare La Liga. Ma la loro supremazia, e il dominio di Real e Barca, ha fatto si che altri ottimi giocatori non sono più in vetrina.
Meglio e peggio non sono concetti opposti, ma sono correlati fra di loro. La mancanza di soldi ne La Liga – a parte le due big – significa maggiori opportunità per calciatori spagnoli. Ma inevitabilmente questi finiscono nell’orbita di Real o Barca. Il Valencia aveva quattro protagonisti del Mondiale, ma a distanza di un anno, tutti se ne erano andati. E un se un altro era riuscito a raggiungere la nazionale  – Jordi Alba in  Euro 2012 –  già prima della finale era diventato un giocatore del Barcellona.
Nell’undici iniziale, solo David Silva non faceva parte di Real e Barcellona, avendo lasciato La Liga due stagioni fa. Persino Real e Barcellona non possono avere tutti. I migliori giocatori in Spagna che mirano ad un ingaggio maggiore e trofei hanno due scelte: andare in una delle due grandi, o lasciare la Spagna.

Al di là delle due big, chi sono stati i migliori giocatori in Spagna negli ultimi 5 anni ? Sergio Aguero? Dani Alves? David Villa? Diego Forlan? Giuseppe Rossi? Fernando Llorente? Juan Mata? Cazorla? Sergio Canales? Radamel Falcao? Di certo ci sono  eccezioni fra loro, ma il quadro generale è logico. Dove sono adesso? Nelle due big o all’estero. Perché aspettare? Un movimento verso Madrid o Barcellona non è una novità, ma adesso è diventato quasi uno sprint. Il processo è stato accelerato.
Nella lista sopra, Rossi è ancora al Villareal,perché hanno deciso di vendere Cazorla, e, malgrado due infortuni al ginocchio in un anno, sicuramente anche lui farà le valige presto. Falco è sempre all’Atletico Madrid ma la società possiede solo metà dei suoi diritti. E questa settimana è stato annunciato che Llorente vuole lasciare l’Atletic Bilbao. Nessuno pensa ad un suo trasferimento in un “altro” club spagnolo.
Persino Michu è partito quest’estate, dal Rayo Vallecano allo Swansea City. Ed Arouna Konè ha lasciato il Levante. 
Questo significa che – presumendo che anche Llorente se ne andrà – a parte Real e Barcellona, tutti i team qualificati per l’Europa hanno perso i loro migliori giocatori, eccezion fatta per l’Atletico Madrid. Ma se i Cholconeros sono riusciti a trattenere Falcao, hanno perso comunque Diego. Il divario fra le due big ed il resto del gruppo si fa quindi sempre più incolmabile. La partenza di Cazorla è stata una cattiva notizia sia per il Malaga che per il campionato, visto che ha avvalorato quanto detto sopra. Peggio ancora, ha provato che il club che più di ogni altro avrebbe potuto invertire la tendenza, in realtà non può.

Questa stagione sfornerà ancora storie e grandi caratteri. Nuovi talenti emergeranno – da tenere d’occhio Oliver Torres dell’Atletico Madrid – e ci saranno nuovi eroi. Ci saranno nuove sfide al di là delle due big, come sempre d'altronde, anche se troppo spesso ignorate dai più. Il timore, comunque, è che si sarà un finale come sempre familiare. Quando nuovi talenti emergeranno, guarderanno Real e Barcellona da lontano, molto lontano, e allora dovranno fare “la scelta”. Unirsi a loro. O lasciare la Spagna. 

Traduzione dell'articolo Barcelona-Real Madrid hegemony tarnishes Spanish football's golden age scritto da Sid Lowe e pubblicato su www.guardian.co.uk